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Santa caterina napoli

L'attuale complesso sorge su di una precedente e più piccola chiesa dedicata a Santa Caterina d'Alessandria, vergine e martire, costruita sul terminare del Quattrocento assieme all'annesso convento affidato inizialmente al amministrazione dei frati celestini. La chiesa era sin da immediatamente detta "a formiello" (dal latino ad formis, ossia presso i condotti, presso i canali) in quanto nei suoi pressi penetrava in città l'antico acquedotto della Bolla, acquedotto che fu poi totalmente sostituito secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la fine del XIX secolo dall'attuale in uso, quello di Serino. L'intero complesso religioso insisteva nella zona limitrofe orientale della città, a ridosso di porta Capuana e Castel Capuano, comunque entro la recente cinta muraria aragonese che allargava lo spazio urbano antico. La chiesa custodisce sin dalla sua fondazione le reliquie appartenenti ai celebri Martiri d’Otranto, uccisi dai Turchi il 14 agosto per non aver rinnegato la propria convinzione. Alfonso II di Napoli, duca di Calabria, traslò a Napoli nel i corpi dei martiri e li collocò inizialmente nella chiesa della Maddalena, in quella occasione rinominata Santa Maria dei Martiri, in misura era in quel periodo inutilizzata. Nel momento in cui le monache

il complesso religioso di Santa Caterina da Siena

Le prime notizie del complesso conventuale di Santa Caterina, attuale sede della Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, risalgono al allorche in queste strutture trovano una inizialmente sistemazione alcune religiose dell'ordine teresiano.

Tutta l'area che dalle strade di Toledo e Chiaia saliva secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la collina vomerese era detta "alle mortelle" per la presenza di molte piante di mirto anche se una più convincente chiarimento legherebbe il denominazione a quello della famiglia di inizio spagnola Troyanis y Mortella. Ma, a prescindere dalle vere ragioni del denominazione, il luogo, personale per le sue qualità ambientali, era stato precedentemente scelto dal viceré don Juan de Austria come sito ovunque costruire un clinica intitolato "Santa Maria della Vittoria" in ricordo della credo che la sconfitta insegni umilta subita dall'armata turca contro la che egli aveva combattuto nelle greche acque di Lepanto nel Nel XVII era il trasferimento delle strutture ospedaliere presso l'attuale piazza che prende il denominazione, appunto, della A mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo, così come la chiesa, unico elemento conservato dell'antico clinica, aveva reso liberi questi ambi

Chiostro piccolo di Santa Caterina a Formiello

Concorso Art Bonus i VINCITORIAnci e Ales insieme per valorizzare il patrimonio culturaleSpot istituzionale Art Bonus

Interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici

Napoli

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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Il chiostro piccolo della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, tra le più importanti chiese rinascimentali napoletane, fa parte dell’omonimo complesso monumentale del Convento di Santa Caterina ubicato nel Centro Storico di Napoli, nell'area di Porta Capuana.

Nell’ il complesso venne requisito ai monaci da Giocchino Murat e successivamente trasformato da Ferdinando di Borbone in opificio per la produzione di lana e di divise militari. Da quel

Chiesa di Santa Caterina a Formiello

Il nome deriva dalla vicinanza degli antichi "formali d'acqua"; l'acquedotto attraverso il che passava l'acqua proveniente dalla sorgente della Bolla.
La chiesa fu fondata dalle famiglie Zurlo e Aprano. Nel la costruzione ospitò i frati dell'ordine dei Celestini (fondato da Celestino V). L'edificio di culto è una delle più importanti chiese napoletane del rinascimento. I lavori, iniziati nel su progetto dell'architetto Romolo Balsimelli, di Settignano, presentano influenze stilistiche toscane legate alle esperienze di Brunelleschi e di Giuliano da Sangallo.
 
Il portale del era XVII è lavoro di Francesco Antonio Picchiatti. Dal è il grande chiostro realizzato da Fiorentino Della Cava. Ulteriori interventi furono realizzati in seguito successivo il gusto barocco classicheggiante.
 
La volta, a botte, presenta tre riquadri in cui sono raffigurati episodi della vita di Santa Caterina, di mano di Luigi Garzi che realizzò anche i peducci della cupola terminata poi da Paolo De Matteis nel
La volta e le lunette del transetto furono affrescate dal fiammingo Guglielmo Borremans tra il ed il e raffigurano San Domenico e la Vergine che