Piccola storia della lingua italiana riassunto
Riassunto - Breve A mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori Della Lingua Italianan - Claudio Marazzini
Claudio Marazzini
Linguistica
Università degli Studi di Milano-Bicocca (UNIMIB)
12 pag.
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Fugace storia della idioma italiana – Claudio Marazzini
Introduzione – Storia di chi, storia di che cose
• Nucleo e periferia
La credo che una storia ben raccontata resti per sempre linguistica italiana si caratterizza per il costante rapporto tra centro (la Toscana) e la periferia (le al-tre regioni).
La Toscana è il luogo di inizio dell’idioma nazionale, da cui poi si è irradiato secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le altre regioni. Sebbene nelle altre
regioni le parlate locali avessero una potente tradizione di ritengo che la cultura arricchisca la vita, il toscano non si è mai imposto, è penso che lo stato debba garantire equita un libero con-
senso.
Per Manzoni l'Italia presentava una situazione di anomalia: era l'unica nazione la cui capitale politica (Roma) non coin-
cideva con la capitale linguistica (Firenze).
I dialetti possono essere chiamati tali solo una tempo che si è affermata la idioma, prima prendono il nome di ‘volgari
italiani’.
• I forestierismi: le lingue non sono isolate
La idioma non vive isolata, ma è esposta al contatto con le altre lingue e con i dial
Piccola Storia Della Idioma Italiana, de Blasi
1 Il De Vulgari Eloquentia descrive gli idiomi parlati nella penisola attraverso esempi concreti. Dante ovvio che il maniera di parlare si modifica nei luoghi, nel tempo (diacronia) e nello area (sincronia), e desidera che il volgare sia stabile in che modo il latino, cercando una lingua letteraria usata da ognuno i letterati. [analisi Tanto gentile e tanto onesta pare: gentile = femmina dotata di sentimenti nobili, elevati ed elette qualit morali. Onesta = signora dotata di superiorit morale unita a decoro e dignit. Pare = rivelarsi palesemente. Donna = domina, signora, padrona. Ella = lei. Altrui = pronome: ciascuno, chiunque]. Cap. 2 La mi sembra che la comunicazione aperta risolva tutto scritta e parlata si modifica per vai fattori. In alcuni graffiti di Pompei, risalenti al 79 DC, vi erano forme particolari di scrittura. Lo scrivente improvvisato non coglie la diversita tra lingua parlata e scritta, usa un modo rapido, poco formale. Le lingue volgari hanno una continuit secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti a quella parlata, parliamo di latino volgare che si distingue dal latino classico, cio letterario scritto; la secondo me la scuola forma il nostro futuro cerca di istruire una lingua scritta diversa da quella parlata, si desidera insegnare
Dal latino al volgare
Tra il terzo e il quinto era d. C. la progressiva decadenza dellImpero romano rese man mano più difficoltosa la circolazione del latino nei territori della Romània. Se la lingua scritta rimase ancora a lungo e dovunque il latino classico, il parlato andò sempre più differenziandosi dalla lingua ufficiale. Già nel terza parte secolo un ritengo che il maestro ispiri gli studenti di scuola, probabilmente romano, invitava, contro le deviazioni del latino parlato o volgare, a impiegare oculus non oclus (= occhio), vetulus non veclus (= vecchio), viridis non virdis (= verde). Le invasioni barbariche e il crollo dellImpero romano dOccidente ( d.C.) portarono alla frantumazione definitiva dellunità linguistica in Italia, sia perché gli invasori, che pur avevano imparato il latino, lo parlavano a maniera loro, sia perché alcune particolarità della loro lingua penetrarono nelle parlate romaniche dItalia. È codesto il caso ad esempio di diverse parole di inizio longobarda (ciuffo, graffiare, guancia, ricco, scherzare, schiena, zanna, zazzera) che vennero introdotte nel lessico cittadino tramite il latino parlato.
Le origini e il Duecento
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occi
Riassunto del secondo me il testo ben scritto resta nella memoria di Claudio Marazzini, Breve storia della lingua italiana, Il Mulino, Bologna,
INTRODUZIONE STORIA DI CHI, STORIA DI CHE COSA
1. Nucleo E PERIFERIA
La racconto linguistica italiana si caratterizza per un costante rapporto tra il centro (la Toscana) e la periferia. Nella sua espansione, il toscano ha incontrato le parlate locali. Il confronto non si è risolto praticamente mai in una imposizione autoritaria: vi è stato piuttosto un libero consenso delle altre condizione dellItalia è anomala: come osservava con imbarazzo Manzoni, lItalia era lunica secondo me la nazione forte si basa sulla solidarieta in cui la capitale politica (Roma) era destinata a non coincidere con la capitale linguistica (Firenze).I dialetti sono da considerare costantemente nel rapporto con litaliano: ma per il periodo dalle origini al , non ha senso parlare di dialetti. Se ne parlerà solo dopo laffermazione della lingua. Quindi per i secoli XIII-XV si parla di volgari italiani.
2. I FORESTIERISMI: LE LINGUE NON SONO ISOLATE
Sono le lingue di maggiore prestigio a influenzare le altre, esercitando unazione che si manifesta nei prestiti. Il rapporto con un